La Psicomotricità: questa sconosciuta

La psicomotricità è ancora poco conosciuta, così mi sono ripromessa (dopo aver perso diversi numeri della rivista, ahimè!) di rispondere ad alcune delle più frequenti domande che mi vengono poste. 


COS'E' LA PSICOMOTRICISTA?

La Psicomotricità relazionale è uno strumento educativo che favorisce lo sviluppo emotivo, relazionale, cognitivo e motorio attraverso il gioco e il movimento spontaneo. Nel setting psicomotorio (è l’ambiente predisposto ad hoc dalla psicomotricista) il bambino esprime sè stesso partendo dalle proprie competenze e potenzialità. Il setting favorisce quindi lo sviluppo di un’identità solida e positiva del bambino, base imprescindibile per ogni ulteriore sua evoluzione. Al bambino, infatti, non è chiesta una prestazione o l’esecuzione di un esercizio ma una sperimentazione libera con gli oggetti presentati nel setting predisposto. Nel setting non viene favorita la competizione e nemmeno viene data una valutazione e ciò permette al bambino di sperimentare le proprie abilità, paure e limiti in libertà.

La psicomotricità relazionale può essere sia di gruppo che individuale e il suo obbiettivo è il benessere del singolo e del gruppo.


CHI E' LA PSICOMOTRICISTA?

Oltre a un titolo di laurea specifico in campo psicologico e/o educativo, nel mio caso sono anche psicologa, per ottenere il titolo di psicomotricista è necessario un corso triennale specifico. Purtroppo molti laureati in scienze motorie si attribuiscono il titolo di psicomotricisti, ma come appena detto la competenza specifica principale della psicomotricista è relazionale ed emotiva, non legata soltanto alla tecnica motoria.


A CHI È RIVOLTA LA PSICOMOTRICITÀ? È PER BAMBINI “PROBLEMATICI”?

La psicomotricità è per tutti. Talvolta è presentata come un’alternativa extrascolastica allo sport ed è adatta a qualunque bambino a cui si vuole offrire un contesto di gioco e sperimentazione di sé privo di valutazione o competizione.

La psicomotricità è adatta a bambini dai 6 mesi ai 9 anni.

In particolare, per i bambini della scuola dell’infanzia è preziosa perché tale età è connessa all’acquisizione di autonomie (es. lavare i denti, vestirsi, ecc.) e della maggior parte delle competenze motorie. Questa età è accompagnata anche da una grande carica emotiva, che spesso è connessa a cambiamenti famigliari come l’arrivo di un fratellino o sorellina piuttosto che separazioni e conflitti genitoriali. L’acquisizione del linguaggio e l’ampliamento del vocabolario permette, inoltre, al bambino di esprimere il proprio stato emotivo e raccontarsi. È in questa fase che è fondamentale creare una connessione tra corpo e mente, tra agito e pensato, tra sentito ed espresso.

Oggi lo spazio di psicomotricità è talvolta offerto ai genitori di bambini della scuola primaria come prezioso spazio di decompressione dove, a seguito di molte ore in cui il corpo deve essere fermato, i bambini, attraverso il piacere di giocare con il corpo in movimento, si sperimentano, elaborano le proprie esperienze emotive, affettive e relazionali, e maturano a livello cognitivo.

È però vero che, in alcuni casi, ci si rivolge alla psicomotricista per situazioni di bambini con particolari fatiche personali; per esempio, bambini molto agitati oppure che faticano a controllare le proprie emozioni (es. bambini molto timidi, esplosioni di rabbia, pianti dirompenti,ecc.) o ancora che faticano a relazionarsi con i pari.


PERCHE’ MIO FIGLIO MI PARLA DI UNA CERTA “STANZA MAGICA?”

Chiamo “stanza magica” la sala di psicomotricità poiché essa è luogo di sperimentazione di azioni che in altri contesti non sono possibili. Per esempio, si pensi alla corsa. Per motivi di sicurezza propria e dei compagni, in classe non è possibile correre, in stanza magica sì, poiché viene creato un setting sicuro. Oppure pensate alle urla o ai salti.


MA POI…COSA FANNO I BAMBINI?

Ogni volta che i bambini entrano nella stanza magica è uno stupore e una scoperta. Il setting viene creato ad hoc per ogni seduta dalla psicomotricista e poi vissuto, sperimentato e modificato dai bambini in base ai propri bisogni.

I bambini giocano con oggetti diversi presentati dalla psicomotricista e in quel gioco c’è un grande processo di crescita che la psicomotricista deve cogliere, favorire, sostenere e in alcuni casi far evolvere.

Anche in stanza magica ci sono tempi e regole precise, elemento che permette al bambino di sperimentarsi in un contesto sicuro sia dal punto di vista fisico che psicologico. 


CHI SUGGERISCE AI GENITORI LA PSICOMOTRICITA’ PER I PROPRI FIGLI?

La scelta di iscrivere i propri figli al corso di psicomotricità può essere una scelta del genitore oppure un suggerimento da parte delle insegnanti, del pediatra, della psicologa a seguito di comportamenti di particolare attenzione.  

Nonostante la psicomotricità sia un intervento educativo prezioso, ad oggi le scuole dell’infanzia o primarie che la offrono o la suggeriscono ai propri alunni non sono ancora così diffuse. 

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