Ilenia Rizza

No, non è ginnastica per bambini come a volte la si sente descrivere da chi non è un professionista. E’ molto di più. È uno strumento educativo e terapeutico che sostiene e promuove le competenze emotive, relazionali, cognitive e motorie attraverso il gioco e il movimento.
Nella stanza di psicomotricità il bambino racconta di sé partendo dalle proprie competenze e potenzialità. Non è richiesta una prestazione o l’esecuzione di un esercizio ma un gioco libero dal quale parto per promuovere il ben-essere del bambino.
Nel gioco non viene favorita la competizione e non vi è una valutazione; ciò permette al bambino di sperimentare le proprie abilità, paure e limiti in libertà. La psicomotricità relazionale può essere fatta in un grande gruppo (circa 10 bambini), in un gruppo più ristretto o individualmente.
Sarò io che, dopo un confronto con la famiglia e l’osservazione del bambino, indicherò il lavoro più adatto.

CHI E’ LA PSICOMOTRICISTA?

Per acquisire il titolo di Psicomotricista è necessario intraprendere un percorso di studi post-laurea specializzante.
Quindi no, l’insegnante a scuola non fa psicomotricità, così come neppure il docente di ginnastica laureato in scienze motorie.
Loro fanno, e garantisco meglio di me, ginnastica o educazione motoria o educazione al movimento. Chiamatela come volete, ma non è psicomotricità.

PER CHI È LA PSICOMOTRICITÀ?

Lavoro con la psicomotricità con i bambini dai 4 mesi ai 10 anni, anche se in tempi recenti stanno arrivando sorprendenti risultati di ricerche e interventi psicomotori compiuti anche su adolescenti e adulti.

La psicomotricità è certamente per tutti. Non è solo per i bambini comunemente definiti “con problemi di comportamento”, poiché esistono diverse tipologie di psicomotricità.

Ad esempio, la psicomotricità educativa è spesso proposta come alternativa allo sport perché è un contesto di gioco e sperimentazione di sé privo di valutazione o competizione, nel quale i bambini hanno la possibilità di elaborare le proprie esperienze emotive, affettive, relazionali e maturano a livello cognitivo.

È però vero che, in alcuni casi, ci si rivolge alla psicomotricista per un intervento di tipo terapeutico, nel caso di bambini con particolari fatiche personali, magari su indicazione della scuola o della pediatra.

Nello specifico, la psicomotricità relazionale (che può essere individuale, in piccolo gruppo, in grande gruppo, a seconda delle necessità del bambino) può essere utile al tuo bambino/a se dici spesso queste frasi riferendoti a lui/lei:

  • “Avrebbe bisogno di imparare a controllare le sue emozioni”
  • “Non racconta mai nulla, si chiude”
  • “È molto fisico sia con noi che con i bambini”
  • “È aggressivo/a”
  • “Non riesce ad aspettare”
  • “È insicuro/a. Vorrei avesse più fiducia in sè”  
  • “Quando si arrabbia perde il controllo, non riesce proprio a gestire la rabbia”
  • “Non sta mai fermo”
  • “Ha problemi con la cacca e/o la pipì pur non essendoci problemi medici trattiene la cacca e/o la pipì. ”
  • “Ha paura di tutto”
  • “Trattiene le emozioni, non racconta mai nulla”
  • “È rigido nei movimenti e poco coordinato”
  • “Quando perde a un gioco o sbaglia a fare qualcosa si arrabbia moltissimo”
  • “Fa fatica a giocare con i bambini della sua età”
  • “Sembra che non capisca i limiti”
  • “Ci provoca continuamente”
  • “Non riesce a rispettare le regole “
  • “A scuola ci dicono che davanti alla richiesta si agita molto”
  • “Vorrebbe giocare con gli altri bambini ma non ci riesce”
  • “Sembra che non vada bene nulla di quello che facciamo noi genitori”
  • “È sempre teso/a come una corda di violino”

COSA C’È NELLA STANZA DI PSICOMOTRICITÀ?”

Cubotti, corde, palle, palline, teli, tappeti, materassi, una spalliera, lo specchio e tantissimi altri materiali che possono trasformarsi in qualsiasi cosa la fantasia dei bambini desideri. Ogni oggetto ha un significato simbolico, elemento che mi permette di conoscere e scoprire il mondo interno del bambino.

La stanza di psicomotricità è stata soprannominata dai bambini la “stanza magica” perché è un luogo di sperimentazione di azioni che in altri contesti non sono possibili. Per esempio, si pensi alla corsa. Per motivi di sicurezza propria e dei compagni, in classe non è possibile correre, in stanza magica sì, poiché viene creato un ambiente sicuro. Oppure pensate alle urla o ai salti, rotolamenti.

Qui si possono fare  cose che altrove non è possibile fare, e no, tranquilli, non le riprodurranno fuori dalla stanza.

MA COSA FANNO I BAMBINI NELLA STANZA?

Svolgono il loro più grande ed importante compito evolutivo: giocano, e io li aiuto a giocare bene affinché possano lavorare sugli obiettivi concordati con la famiglia.

I bambini giocano con oggetti diversi e in quel gioco c’è un grande processo di crescita che favorisco, sostengo e in alcuni casi faccio evolvere.

Anche in stanza magica ci sono tempi e regole precise, elemento che permette al bambino di sperimentarsi in un contesto sicuro anche da un punto i vista psicologico oltre che fisico. 

Nonostante la psicomotricità sia un intervento educativo prezioso, ad oggi le scuole dell’infanzia o primarie che la offrono o la suggeriscono ai propri alunni non sono ancora così diffuse.